PARTE IV - IN ARRESTO

SAISON : WINTER / YEAR : 2021 / PHOTOS : @tomhgn_ / VIDEO : @23_productionss 

CAPITOLO 1 - BECCATO!

Il cofano freddo e umido mi irrigidisce il viso, l'avambraccio di questo cowboy della domenica mi schiaccia la nuca, riesco a articolare qualche insulto nonostante la guancia premuta sulla carrozzeria. Riesco a malapena a respirare. Un altro tipo che veniva ricattato a scuola e ha bisogno di sfogare la sua rabbia per vendetta, esaltato dalla sua superiorità numerica e dalla sua uniforme blu scuro ben stirata che sfoggia con orgoglio. La rabbia mi sale, e gli sputi che questo poliziotto mi sputa in faccia non migliorano la mia situazione. In un impeto di coraggio, mi libero dalle sue sporche mani, mi dimeno come un cane rabbioso, gli occhi rossi di sangue, la bava alle labbra, mentre i suoi tre complici lottano per contenere la mia furia. La mia fuga non era nemmeno iniziata che già finiva, rovinata da un posto di blocco probabilmente eretto per me. Bisogna arrendersi all'evidenza, per quanto mi dimeni, non riuscirò mai a liberarmi dalle grinfie di un gruppo di tipi gonfiati da sollevamenti pesi quotidiani e da dosi di proteine prese dagli ultimi successi di NRJ12. Tengo le energie per dopo, sento che ne avrò bisogno.

 

CAPITOLO 2 - MANETTE

Dannate manette! Troppo strette, ovviamente. Ogni movimento, ogni scossa mi distrugge sempre di più le ossa dei polsi. Seduto in mezzo a quei due grossi maiali sul retro dell'auto, l'interrogatorio ufficioso comincia: "Che facevi ieri sera?". Con aria innocente, rispondo tranquillamente che non capisco di cosa parlino, ma vengo interrotto da uno schiaffo enorme sapientemente applicato con il palmo della mano sulla mia tempia. Amano picchiare i tipi ammanettati, deve ricordare loro i porno SM gay che guardano di nascosto mentre le loro mogli vengono scopate dal vicino. Dopo qualche schiaffo e una buona mezz'ora di viaggio, esco dall'auto per trovarmi davanti a quel vecchio commissario. Conosco quel tipo, la sua reputazione di poliziotto sporco lo precede. Seduto dietro la sua scrivania, circondato dai suoi due cagnolini, riprende più deciso: "Che facevi ieri sera?". Questa volta lo schiaffo mi fa cadere dalla sedia, la testa batte a terra, sono un po' stordito ma ne ho viste altre. Non parlerò, non ho visto niente, non ho sentito niente.

 

CAPITOLO 3 - NO JUSTICE

La cella pulita e profumata del palazzo di giustizia mi cambia dall'odore di piscio della custodia cautelare di 48 ore che ho appena passato. Incido nella mia memoria il suono sexy dei tacchi alti della mia avvocatessa d'ufficio che risuonano nel corridoio. Qualcosa mi dice che non li sentirò più tanto presto... Rinchiuso come un felino in gabbia, bruciando nelle fiamme dell'inferno, immagino già l'esito del mio processo. Come far capire loro che il mucchio di cadaveri sparsi in quella villa affittata a mio nome non era frutto della mia arte. Ero la vittima, dei tizi erano venuti a bucare la mia pelle, e io ero quello seduto lì. Non avevo parlato, avevo fatto il mio battesimo di galera come un capo. Secondo l'avvocatessa, non rischiavo nulla. Ma avevo imparato a diffidare della giustizia, della polizia, che danno la caccia ai fumatori di spinelli e lasciano liberi gli assassini di ragazzine. Le mie impronte su quell'arma con il numero di serie cancellato, l'impatto delle immagini insanguinate della scena del crimine... Non c'è giustizia, c'è solo un imputato e foto crude, insopportabili, sotto il naso dei giurati. Il procuratore chiede 10 anni, il giudice 5, probabilmente ne farò solo la metà. Non importa. Nel camion-cella che mi porta al carcere, ripenso a Sarah. Non era giusto, avevo qualche anno per preparare la mia vendetta. Niente giustizia, niente pace.

CAPITOLO 4 - ALCATRAZ

La cella singola del camion che mi porta al carcere misura chiaramente meno di 1m². Fa un caldo soffocante, e solo una piccola griglia di una ventina di centimetri di larghezza mi permette di avere aria e luce. Vengo sbattuto in tutte le direzioni per trenta lunghi minuti, poi arrivo davanti all'hotel che occuperò a spese del contribuente per i prossimi anni. Dopo essere passato per la fase delle impronte e aver mostrato il mio culo sudato a un coglione di sorvegliante, scambio i miei effetti personali con una specie di grosso fagotto, che sarebbe stata la mia futura copertura. All'interno: un asciugamano, un rasoio Bic a una lama, della carta igienica, uno spazzolino da denti economico e del dentifricio. I corridoi sono come nella mia immaginazione, mi sento ad Alcatraz, il mio passo è sicuro, a testa alta, sono in un fottuto film. I varchi si susseguono, eccomi agli arrivi. La porta si apre su una cella piuttosto ordinata, con doccia e televisione, ma è solo temporaneo. Tra una settimana lascerò gli arrivi per la mia cella definitiva, e il comfort sarà minore. Guardo il sole brillare dietro le sbarre, il cielo è azzurro. Quanto tempo sarei riuscito a resistere qui?